Il nostro studio è dotato di protocollo anti-COVID.
È un materiale fluido simile ad un gel che viene iniettato all’interno delle articolazioni con l’obiettivo di lubrificarle. In questo modo si cerca di migliorare la sintomatologia dolorosa del paziente e recuperare il movimento. Ne esistono diversi tipi e vengono scelti sulla base della patologia che affligge il paziente.
Conosciuta anche come artrite reumatoide giovanile o artrite cronica giovanile, è un gruppo di malattie pediatriche infiammatorie causate dall’infiammazione delle articolazioni.
L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica autoimmune che colpisce le articolazioni. Fra le malattie osteoarticolari è la forma più severa. Il sistema immunitario (gli anticorpi) attacca il liquido sinoviale, provocando la sua graduale distruzione, che si estende alla cartilagine fino a toccare le ossa.
L’artroscopia è un intervento mini-invasivo con un ridotto impatto sul paziente, che favorisce una diretta ispezione del ginocchio attraverso due piccole incisioni – di circa 1 cm di diametro ciascuna – nella parte anteriore del ginocchio, ai lati del tendine rotuleo. È una pratica chirurgica indicata per il trattamento delle patologie che colpiscono l’articolazione e che viene valutata sulla base della tipologia di lesione, sull’età del paziente e sulle richieste funzionali/livello di attività.
È un’ottica collegata con una telecamera ad alta risoluzione che permette di osservare le strutture interne, amplificando capacità diagnostiche e accuratezza di esecuzione.
Le cellule mesenchimali sono cellule staminali adulte, definite con la sigla MSC (Mesenchymal Stem Cells), vengono utilizzate nella medicina rigenerativa e sono cellule in grado di produrre diversi tipi di cellule del tessuto scheletrico, come la cartilagine, le ossa e il grasso. Vengono quindi utilizzate nel trattamento delle ossa e delle cartilagini.
Viene chiamata displasia un’alterazione qualitativa, morfologica e talvolta quantitativa della struttura cellulare di un tessuto, che presenta quindi differenze in struttura, forma e quantità. Diversamente dalle neoplasie, le cellule interessate possono tornare alla loro forma originale se ne viene eliminata la causa. Esistono tre tipi di displasia, classificati come lieve, moderata e severa sulla base del numero di cellule alterate.
Le deviazioni assiali a carico degli arti inferiori, si riconoscono soprattutto nel ginocchio varo e nel ginocchio valgo, possono avere gradi differenti, e possono essere legate al femore, alla tibia o ad entrambe le ossa.
Appartiene al gruppo delle malattie ereditarie ed è determinata da un difetto nella meccanismi di regolazione del ferro, con un accumulo progressivo che può avere sviluppi anche gravi.
È una malattia infiammatoria acuta dovuta ai livelli elevati di cristalli di acido urico nel sangue con conseguente dolore, arrossamento e gonfiore articolare. L’articolazione più spesso colpita è la metatarso falangea dell’alluce, ma l’acido urico può depositarsi in altre sedi e tessuti generando dei rigonfiamenti di acido urico chiamati tofi.
Questo test (chiamato anche “pivot-shift”) riproduce il movimento anomalo a cui va incontro un ginocchio in assenza del legamento crociato anteriore dimostrando una instabilita` rotazionale del ginocchio. In questo caso il test è ovviamente positivo e patognomonico di una lesione completa del crociato anteriore.
Il legamento collaterale laterale è il legamento del ginocchio con sede sul lato esterno di quest’ultimo. Questa è una delle lesioni più rare dal momento che il legamento collaterale laterale è molto elastico e protetto dalla presenza di stabilizzatori secondari nella parte esterna del ginocchio. Le cause della sua lesione sono traumi in varismo, ovvero verso l’esterno, e nella rotazione del ginocchio.
Il legamento collaterale mediale (definito con la sigla LCM) è il legamento del ginocchio situato sul lato interno, può lesionarsi o rompersi quando la gamba viene sollecitata verso l’interno con un movimento anormale. Per queso tipo di lesione si può optare sia per il trattamento conservativo sia per quello chirurgico, a seconda dell’entità del danno. Il LCM è in grado si rigenerarsi in maniera spontanea, dato che è molto innervato e vascolarizzato.
La lesione di questo legamento (la cui sigla è LCA) è una delle più frequenti ed è dovuta a movimenti di torsione sull’asse verticale con dislocazione anteriore del ginocchio o una eccessiva estensione. Il trauma più frequente è quando il ginocchio viene stressato verso l’esterno con rotazione interna, mantenendo il piede fisso al suoli (lesione che spesso si accompagna anche al mediale laterale). Il legamento crociato anteriore, una volta lesionato, non si rigenera, anzi degenera. La terapia in questo caso è chirurgica negli sportivi e negli under 40, e si effettua in artroscopia. Dopo l’operazione è necessario un percorso fisioterapico. Le attività agonistiche si possono riprendere dopo circa 6-9 mesi.
La lesione di questo legamento (la cui sigla è LCP) è piuttosto rara se paragonata a quella del suo corrispettivo anteriore, ed è principalmente causata da traumi sportivi o da incidenti automobilistici. I sintomi sono simili a quelli della lesione del crociato anteriore, per questo è necessaria la risonanza magnetica nucleare (RMN) per una diagnosi precisa. La terapia chirurgica è in artroscopia, ma richiede un notevole impegno nella riabilitazione.
Altrimenti detta necrosi ossea, l’osteonecrosi è causata da una mancata irrorazione sanguigna di un determinato distretto che provoca la morte dei tessuti, con conseguente dolore e problemi legati al movimento. Può avere cause traumatiche, come urti o compressioni, o a-traumatiche (cioè non legate a traumi), riconducibili, per circa il 70%, a terapie con cortisteroidi o abuso di alcol. In parte minore, l’osteonecrosi è correlabile a embolismo, coagulopatie, emoglobinopatie e malattie da compressione. Si può identificare una familiarità.
È una malattia infiammatoria, chiamata anche osteocondrosi, che altera l’ossificazione a livello delle cartilagini di accrescimento, che si manifesta quindi durante l’infanzia e l’adolescenza. I soggetti affetti da osteocondrite hanno un difetto nella vascolarizzazione della cartilagine, che – poco nutrita – si distacca dalla sua sede e si incunea nell’articolazione creando il “tofo articolare”. L’osteocondrite viene classificata in modo differente a seconda dell’osso interessato ed è solitamente ideopatica, ovvero non ha cause definite. Nella sua fase più avanzata dà origine all’osteonecrosi.
Riconosciuto con la sigla PRP, consiste nel prelievo di un campione di sangue, che viene centrifugato da un apposito macchinario: parte del liquido ricco di piastrine viene iniettato in articolazione. Questo liquido è ricco di fattori antinfiammatori e ha la capacità di aiutare a ridurre il dolore articolare, migliorare il movimento e aiutare a riprendere le proprie attività di vita quotidiana.
Questo esame radiografico viene eseguito, spesso come completamento dell’esame standard antero-posteriore e latero-laterale del ginocchio. Consiste, secondo la metodica messa a punto da Rosemberg, in un radiogramma sotto carico, in proiezione postero-anteriore con flessione del ginocchio di 45°. Permette di valutare la relazione tra femore e tibia con il ginocchio in flessione parziale e favorisce la dimostrazione di una artrosi della parte posteriore dei condili femorali.
È la sigla con cui viene abbreviata la Risonanza Magnetica Nucleare, una tecnica diagnostica basata sull’utilizzo di un campo magnetico e di onde elettromagnetiche a radiofrequenza, che fornisce immagini dettagliate del corpo umano: Tramite la RMN sono ben visibili i tessuti molli e la discriminazione fra tipologie di tessuti. Non utilizza raggi X o altre sorgenti radioattive, ma la sua prescrizione è attentamente valutata. Il paziente viene introdotto in una macchina RM, un tubo lungo, aperto sulle estremità e con un apparecchio che consente di comunicare con il personale. Il paziente viene irradiato da un campo magnetico ad elevata intensità. La durata dell’esame è di circa 30 minuti.
Sono presenti inoltre RMN dedicate per le singole articolazioni.
La sclerosi sistemica o sclerodermia è una patologia cronica autoimmune, caratterizzata dall’ispessimento della cute e degli organi interni, alterazioni del distretto vascolare e anomalie del sistema immunitario. Ne sono più colpiti i soggetti di sesso femminile fra i 45 e i 65 anni. La sua causa è sconosciuta, e si riconosce per un iniziale ispessimento della cute, che può portare a progressiva deformità.
Normalmente abbreviata come EDS, comprende un gruppo di malattie di origine ereditaria del tessuto connettivo, ovvero il sistema che fornisce sostegno al corpo. Questo gruppo di malattie si presentano in sei tipi differenti, tutte accomunate da difetti nella produzione del collagene. La conseguenza è un’eccessiva lassità articolare, una ipersensibilità della cute e la formazione di cicatrici anomale sulla pelle causate dalla fragilità del tessuto.
Questa sindrome è una malattia genetica del tessuto connettivo, e può interessare l’apparato cardiovascolare, l’apparato oculare e quello muscolo scheletrico. Quando interessa il sistema muscolo scheletrico ci possono essere malformazioni allo sterno, torace carenato (ovvero spostato verso l’esterno) o pectum exacavatum, cioè verso l’interno, oltre a dare ipersensibilità alle articolazioni, piedi piatti, cifosi, ernie inguinali e diaframmatiche.
Chiamata anche ’artrosi della colonna, o spondiloartrosi, è una malattia degenerativa della cartilagine dei dischi intervertebrali e può essere cervicale o lombare. Le cartilagini, perdendo di elasticità, non sono più in grado di ammortizzare gli urti generati dal movimento del corpo. La causa principale è l’invecchiamento, infatti colpisce dopo i 30 o i 40 anni, più frequentemente nelle donne.
Questo esame, identico nella procedure alla Tomografia Computerizzata, prevede a realizzazione di immagini ottenute su un piano assiale che passa per le teste femorali, per i condili all’altezza delle rotule, sui piatti tibiali e sulla superficie delle caviglie, seguendo un determinato protocollo chiamato lionese.
Permette di analizzare eventuali difetti rotazionali degli arti inferiori, displasia trocleare, alterazioni di parametri che possano aumentare il rischio di lussazione rotulea o di maltracking patellare.
Si effettua quando si sospetta una lesione del legamento crociato anteriore. In questo caso il paziente viene messo supino, con l’anca flessa a 45° e il ginocchio a 90°. L’ortopedico blocca la gamba con il piede in posizione di rotazione esterna e traziona la tibia anteriormente. In caso di lesione provocherà uno spostamento in avanti dell’epifisi prossimale della tibia con uno scatto ben percepibile. Questo test è utilizzato soprattutto nel caso di lesioni non più in fase acuta, nelle quali il gonfiore si è risolto.
Viene effettuato dall’ortopedico quando si sospetta una lesione del legamento crociato anteriore. Il paziente viene messo in posizione supina, con il ginocchio in flessione fra i 15° e i 30°. Si pone la tibia in trazione, mentre con l’altra mano viene immobilizzato il femore. La lesione è evidente se la tibia si sposta anteriormente senza opporre resistenza.
Indicata con la sigla TC, ma comunemente chiamata TAC, è una procedura diagnostica che consiste in una indagine digitale del corpo umano analizzato secondo sezioni. Sfruttando i raggi X, vengono elaborate immagini tridimensionali, attraverso un sistema computerizzato. Viene utilizzata per indagare quelle aree del corpo difficilmente osservabili con altri metodi. La TC con mezzo di contrasto viene utilizzata per lo studio di patologie neoplastiche, neurologiche, cardiovascolari, muscoloscheletriche e ortopediche.
Conosciuta anche come tecnica ACI è una tecnica che preleva in artroscopia le cellule sane di cartilagine del paziente, che voi vengono coltivate in laboratorio, aumentando di numero in un periodo che va da 3 a 5 settimane. Dopo questo passaggio, le nuove cellule vengono impiantate nel paziente tramite artrotomia. La tecnica ACI è indicata per i pazienti più giovani che hanno singoli difetti più grandi di 2 cm.
Chiamata MACI, questa tecnica viene utilizzata per il trattamento delle lesioni cartilaginee articolari a tutto spessore del ginocchio e della caviglia. Consiste nel prelevare per via artroscopica i condrociti autologhi, che vengono poi coltivati in vitro in siero autologo e seminati su una membrana di collagene che, in un secondo intervento, viene applicata nel difetto condrale tramite colla di fibrina.
Si definisce come trauma una lesione prodotta nell’organismo da un qualsiasi agente capace di azione improvvisa, rapida e violenta, che può produrre fenomeni locali o modificazioni generali dell’organismo.
La TVP può accadere a carico delle grandi vene degli arti inferiori a causa della formazione di coaguli di sangue al loro interno. Una conseguenza è l’embolia polmonare, che è estremamente rara e ancora più raramente può essere fatale.
Sono un chirurgo ortopedico con esperienza internazionale, specializzato in chirurgia personalizzata dell’anca e del ginocchio e chirurgia traumatologica.
Dr. Gianmarco Vittorio Maria Regazzola
P.IVA 09878260968
C.F RGZGMR83H06F205Z
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